I dati in letteratura ci mostrano come, sempre più, il ritardo e il disturbo di linguaggio rappresentino condizioni frequenti nella popolazione dei bambini in età pre-scolare.
In genere, i primi ad accorgersi che le modalità linguistiche e comunicative del proprio figlio non siano esattamente quelle che ci si aspetterebbe rispetto all’età di riferimento, sono i genitori: chi meglio di loro conosce il proprio bambino ed è in grado di cogliere le sue difficoltà?
Ciò è tanto vero che, in ogni situazione, il confronto aperto coi genitori e le informazioni che da essi si possono trarre rappresentano sempre il punto di partenza di qualsiasi intervento specialistico.
Va detto, tuttavia, che il ritardo di linguaggio può essere precocemente identificato attraverso alcuni segnali predittivi che spesso, purtroppo, tendono a essere ignorati o semplicemente sottostimati, nella credenza che non rivestano un ruolo di primaria importanza.
I sintomi del Ritardo di Linguaggio
Tale approfondimento si pone, dunque, l’obiettivo di mettere in evidenza questi campanelli d’allarme e offrire ai genitori un vademecum che consenta loro di avere un’idea più chiara rispetto ai punti da non trascurare durante la crescita del proprio figlio. Essi sono:
- assenza del babbling o lallazione dopo i 12 mesi. Il babbling è la produzione reiterata di sillabe di tipo consonante-vocale, che nel corso della crescita del bambino si manifesta sia in forma canonica (es. papapa) che nella forma variata (es.pataca), spesso in momenti immediatamente susseguenti se non pressoché sovrapponibili. Il babbling compare fisiologicamente tra i 7 e i 10 mesi d’età, e si tratta di un elemento precursore allo sviluppo del linguaggio;
- assenza del gesto deittico dopo i 16 mesi. Il bambino, attorno al 9° mese di vita, inizia a utilizzare il gesto, più specificatamente l’indicazione col dito, con una funzione comunicativa intenzionale, assumendolo come strumento privilegiato d’espressione con l’adulto, in funzione sia dichiarativa (mostrare) che richiestiva (indicare desideri/esigenze);
- totale averbalità dopo i 18 mesi. Generalmente il bambino inizia a produrre le sue prime parole attorno ai 12 mesi d’età. Certamente esistono delle differenze inter-individuali tra bambino e bambino, ma quando si oltrepassa la soglia dei 18 mesi, lo stacco temporale inizia ad essere significativo;
- vocabolario limitato in produzione. Seguendo le tappe di sviluppo normo-tipico del linguaggio, sappiamo che dai 12-13 mesi d’età in poi il vocabolario del bambino si espande in maniera esponenziale. Un bambino con ritardo del linguaggio, invece, di solito presenta un vocabolario inferiore a 20 parole a 18 mesi, e inferiore a 50 parole a 24 mesi;
- assenza dell’abilità combinatoria dopo i 24 mesi. Con tale terminologia, si fa riferimento alla capacità del bambino di combinare due elementi assieme per formare delle frasi brevi (es. “mamma pappa” per indicare alla madre il desiderio di mangiare), la cui comparsa si colloca generalmente attorno ai 20-24 mesi d’età.
Qualora leggendo tali punti, un genitore avesse riconosciuto in essi le caratteristiche del proprio bambino, niente paura. Come evidenziato sin da principio, si tratta di elementi che fungono da campanello d’allarme, e che segnalano dunque il possibile insorgere di un problematica effettiva soltanto in una fase successiva. Ciò significa che soltanto la scelta di ignorarli o sottovalutarli, può determinare l’instaurarsi di una difficoltà linguistico-espressiva vera e propria per il proprio bambino.
È raccomandazione, quindi, per ogni genitore quella di intervenire precocemente e di consultare uno specialista in Logopedia, in modo tale da chiarire il prima possibile dubbi e paure, e ricevere preziose indicazioni su come affrontare la situazione e quali accorgimenti prendere.
Riferimenti bibliografici:
S. Bonifacio, L. H. Stefani, L’intervento precoce nel ritardo di linguaggio. Il modello INTERACT per il
bambino parlatore tardivo, Milano, FrancoAngeli, 2010
Marotta, M. C. Caselli, I disturbi del linguaggio. Caratteristiche, valutazione, trattamento. Trento,
Edizioni Centro Studi Erickson S.p.a., 2014
J. O. Busari, N. M. Weggelaar, How to investigate and manage the child who is slow to speak, BMJ
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