Come porre regole e limiti ai figli…

…senza inasprire il conflitto, ma rafforzando e favorendo il loro sviluppo cerebrale. Parte Prima

Perché citiamo lo sviluppo cerebrale dei bambini se si vuole parlare di porre limiti e regole? 

Citiamo lo sviluppo cerebrale dei bambini perché per comunicare efficacemente dei limiti e delle regole di comportamento ai bambini è necessario innanzitutto conoscere 3 principi base che riguardano il funzionamento del loro cervello.

Primo principio: il cervello dei bambini è sviluppato quanto quello di un adulto?

Il cervello umano è paragonabile ad una casa a due piani:

C’è il “piano di sotto”, definito cervello rettiliano, che è la parte più istintiva, che a fronte di uno stimolo si attiva per prima. E’ la parte “primitiva” del cervello e quindi ben sviluppata, fin dalla nascita. Questa area è responsabile delle funzioni più fondamentali: l’espressione delle emozioni più intense, la regolazione del ciclo sonno veglia, la digestione. 

E poi c’è “il piano di sopra”, costituito dalla corteccia cerebrale che inizia subito dietro la fronte e continua fino alla nuca. Quest’area controlla un’interminabile lista di abilità fra cui:

  • la capacità di decidere con giudizio;
  • la capacità di controllare il corpo e le emozioni;
  • l’empatia e la capacità di mettersi nei panni dell’altro;
  • la moralità.

A differenza di un cervello adulto, il cervello dei bambini è come una casa in costruzione! Il loro “piano di sopra” infatti, è ancora in via di sviluppo (e non sarà completato prima dei 25 anni!).

Facciamo un esempio:

Se un bambino di dieci anni spara un proiettile di gommapiuma dritto nell’occhio della sorellina più piccola e voi genitori andate su tutte le furie domandandogli “ma a cosa diavolo stavi pensando?!” se la risposta del bambino sarà “non so” oppure “a niente”, con tutta probabilità, sarà realmente così.

Il primo principio da tenere a mente quindi è che:

il cervello dei bambini sta CAMBIANDO,

 è ancora in fase di costruzione, e non sarebbe giusto aspettarsi che i figli riescano sempre a comportarsi bene o a distinguere ogni volta fra una decisione corretta e una sbagliata.

Secondo principio: gli adulti possono influire sullo sviluppo cerebrale dei bambini?

Il cervello non solo cambia, sviluppandosi con il passare del tempo, ma si può CAMBIARE, è plastico, ossia può essere intenzionalmente modellato attraverso le esperienze relazionali che fa il bambino.

I neuroni che si attivano insieme, si collegano insieme. 

Quando facciamo una determinata esperienza si attivano contemporaneamente più neuroni e la loro attivazione porta alla formazione di une rete di collegamento fra di loro. Più ripetiamo quell’esperienza, più le connessioni fra i neuroni si intensificano, si rafforzano e si attivano.

Facciamo un esempio:

Una serie di esperienze positive con un insegnante di matematica può portare alla formazione di connessioni neuronali in cui la matematica è associata al piacere, perciò studiare matematica potrà risultare piacevole.

Il secondo principio da tenere a mente quindi è:

possiamo cambiare il cervello dei bambini.

Non si tratta infatti di proteggere o salvare i bambini da tutte le avversità o esperienze negative (le esperienze difficili sono fondamentali per crescere!) piuttosto possiamo aiutarli a dare un senso a queste esperienze.

E oltretutto, sapendo che il cervello è plasmabile, in che modo vogliamo comportarci quando il bambino fa qualcosa di sbagliato? Dopo tutto, anche le esperienze ripetute di disciplina porteranno alla formazione di connessioni cerebrali.

Terzo principio: come fare in modo che il bambino ascolti e comprenda ciò che vogliamo insegnargli?

Teniamo a mente i due principi esposti finora:

abbiamo visto che il “piano di sotto” del cervello è la parte più istintuale, REATTIVA. Invece, “il piano di sopra” ci aiuta a fermarci e riflettere prima di agire, è RICETTIVA.

Quindi, quale tra queste due parti sarà buono che i bambini attivino per poter ascoltare e comprendere ciò che gli adulti vogliono comunicargli? 

“Il piano di sopra”!

E se ripetute esperienze rafforzano determinati legami cerebrali, che tipo di esperienze è bene che il bambino ripeta? 

Quelle in cui, nell’interazione con l’adulto, viene aiutato ad attivare “il piano di sopra” del suo cervello!

Il terzo principio da tenere a mente sarà quindi:

Stando in relazione con il bambino è importante aiutarlo ad attivare “il piano di sopra” del suo cervello

Ma come si fa ad attivare “il piano di sopra” del cervello dei bambini?

Ve lo spiegheremo nel prossimo articolo !

Presso lo studio Kea puoi trovare lo psicologo psicoterapeuta che può sostenerti nel comunicare in maniera efficace con tuo figlio.

Dott.ssa Stefania Marzini
Psicologa, psicoterapeuta