Il momento del pasto rappresenta molto di più del semplice atto di fornire al nostro organismo nutrienti necessari per sopravvivere: è infatti un momento sociale di condivisione (secondo la dieta mediterranea) ed è connotato da una motivazione fortemente edonistica. Questo è il motivo per il quale, quando la sicurezza deglutitoria di una persona viene messa a rischio, ciò può danneggiare significativamente la qualità di vita dell’individuo e dei suoi familiari.
Si parla di disfagia ogni qual volta si riscontri un disturbo della progressione del cibo (sostanze liquide, solide, miste…) dall’ambiente esterno allo stomaco. La disfagia è un sintomo, non una malattia, che rappresenta un’alterazione del fisiologico pattern deglutitorio e che può arrivare a determinare un’ostruzione acuta delle vie aeree, polmonite ab ingestis, disidratazione e malnutrizione con perdita di peso.
Come avviene la deglutizione?
La deglutizione prevede la coordinazione di 55 muscoli guidati da 5 nervi cranici e si espleta in sette fasi:
- Fase anticipatoria: include tutti i fenomeni (come, ad esempio, l’aumento della salivazione) che si verificano prima che il cibo oltrepassi lo sfintere labiale e prepara gli organi deglutitori all’assunzione di cibo;
- Fase di preparazione extra-orale: descrive la preparazione del cibo (es. la decisione della consistenza, della dimensione, della temperatura e del grado di viscosità del cibo…) e l’introduzione del cibo oltre all’ostio bilabiale;
- Fase buccale o di preparazione orale: in questa fase, tramite l’insalivazione e la masticazione e i movimenti linguali, il bolo viene preparato ed il cavo orale viene deterso;
- Fase orale: indica il convogliamento del cibo verso l’istmo delle fauci ed elicitazione del riflesso della deglutizione;
- Fase faringea: è il momento in cui il bolo transita nel quadrivio faringeo, ossia nel quadrivio in cui confluiscono la via respiratoria e quella alimentare. In questa fase è fondamentale, al fine di proteggere le vie aeree, che vengano messi in atto una serie di meccanismi automatici di protezione delle stesse per evitare che il cibo penetri sul piano glottico o venga aspirato nelle vie aeree;
- Fase esofagea: rappresenta il passaggio del bolo attraverso l’esofago;
- Fase gastrica: questa fase conclude il processo deglutitorio.
La deglutizione risulta quindi possibile solo se vi è, prima di tutto, il desiderio di alimentarsi e, secondariamente, una sufficiente sensibilità, forza e coordinazione di tutte le strutture anatomiche e fasi deglutitorie.

In quali situazioni è più comune riscontrare disfagia nell’anziano?
Dopo i 65 anni si va incontro ad un fisiologico declino delle riserve funzionali necessarie per la deglutizione. Questa condizione è nota come “presbifagia primaria”. Quando però vi sono delle patologie specifiche in grado di compromettere la funzione deglutitoria e si esce dalla fisiologia, si parla di “presbifagia secondaria”.
Le principali condizioni in cui frequentemente è presente disfagia sono:
- Neurologiche: traumi cranici, stroke, demenza, Parkinson, SLA, paralisi cerebrali ecc.;
- Iatrogene: uso di farmaci neurolettici, chemioterapia, radiazioni, post chirurgia, ecc.;
- Infettive: dopo contatto e infezione da botulismo, mucosità da Candida, herpes ecc.;
- Miopatiche: come conseguenza di miastenia gravis, polimiosite, ecc.
I campanelli d’allarme per la disfagia
I principali campanelli d’allarme per la disfagia sono la comparsa di:
- Tosse involontaria / raclage (schiarimenti di voce) subito dopo aver deglutito e fino a 2-3 minuti dopo il pasto;
- Modificazioni della qualità vocale in cui la voce viene percepita come umida / gorgogliante subito dopo aver deglutito e fino a 2-3 minuti dopo il pasto;
- Dispnea (difficoltà respiratorie) ed affaticamento durante il pasto;
- Aumento della salivazione e catarro;
- Sensazione di soffocamento o di corpo estraneo in gola durante o dopo l’atto deglutitorio;
- Rigurgiti orali o nasali;
- Aumento della temperatura corporea;
- Perdita di peso nell’ultimo mese e riduzioni delle quantità di cibo normalmente assunte a causa delle difficoltà deglutitorie insorte.
Qualora si dovessero osservare questi campanelli d’allarme, è bene che i caregiver o la persona stessa si confrontino con il proprio medico di medicina generale e si rivolgano al logopedista al fine di effettuare una valutazione della funzionalità deglutitoria per poter ristabilire quanto prima la sicurezza deglutitoria ed evitare l’insorgere di complicanze.
Il trattamento della disfagia
La presa in carico della persona con disfagia è altamente individualizzata ed è di tipo multidisciplinare. Coinvolge infatti diversi professionisti: otorinolaringoiatra, logopedista, neurologo, fisioterapista, infermiere, nutrizionista, dietista.
Il trattamento logopedico per la disfagia è rivolto al paziente ed al suo contesto ambientale e familiare. Gli strumenti del trattamento logopedico per la disfagia prevedono il counselling logopedico, esercizi restitutivi della funzione deglutitoria (solamente quando possibile), compensi ed adattamenti posturali, ambientali e delle consistenze del cibo al fine di permettere alla persona di continuare ad alimentarsi in sicurezza e con piacere.
Dottoressa Ilaria Marzolla
Logopedista
Riferimenti bibliografici:
“Deglutologia“, a cura di O. Schindler, G. Ruoppolo, A. Amitrano, Ed. Omega, Torino, 2011.