Disturbi del comportamento alimentare

Cosa si intende per Disturbi del comportamento alimentare?

Con disturbi del comportamento alimentare si intendono tutti quei comportamenti problematici legati all’alimentazione che si possono manifestare con le abbuffate o con periodi di digiuno ma anche con un’alimentazione pressoché normale ma caratterizzata da un’eccessiva preoccupazione legata al cibo o all’alimentazione, al peso e alla forma fisica.

Quali sono i principali Disturbi del comportamento alimentare?

I disturbi più comuni sono:

  • La bulimia nervosa, caratterizzata da episodi di abbuffate incontrollate compensati da periodi di digiuno o con il vomito o un’intensa attività fisica.
  • L’anoressia nervosa che si manifesta invece con un’alimentazione molto limitata o con il digiuno, nei casi più severi. Anche nell’anoressia nervosa la persona potrebbe ricorrere al vomito, ai lassativi o ad un’intensa attività fisica.
  • Il binge eating, ossia l’impulso incontrollato ad abbuffarsi assumendo un quantitativo di cibo superiore al bisogno energetico, seguito da senso di colpa.

Qual è la caratteristica principale dei Disturbi del comportamento alimentare?

A prescindere dal tipo di condotta (quindi legata all’abbuffata o alle restrizioni) una caratteristica comune ai disturbi alimentari è l’eccessiva preoccupazione legata al cibo o alla forma fisica.
Alcuni esempi potrebbero essere la paura di ingrassare; il senso di colpa legato a ciò che si è mangiato o al non aver fatto attività fisica; la preoccupazione a mangiare in pubblico; l’ossessione per ciò che si mangerà durante la giornata o durante una vacanza.
Un’altra caratteristica in comune ai tre disturbi è il senso di sentirsi ok finché si riesce a mantenere il controllo e il sentirsi in colpa, sbagliati e falliti nel momento dell’assunzione di cibo.

Una domanda importante da farsi è: “quante volte penso al cibo durante la giornata?” e “come mi sento quando penso al cibo e al mio corpo?”.

Porsi solo la prima domanda non sarebbe corretto perché è importante considerare quella che è la nostra cultura di appartenenza, in cui il cibo rappresenta un elemento conviviale, un modo per stare insieme e un hobby per alcuni. 

Quindi è importante anche chiedersi come ci sente in relazione al cibo. Preoccupati, ossessionati, schifati, bisognosi? 

L’ascolto di sé è molto prezioso e permette di scoprire se il rapporto con il cibo e con il proprio corpo è fonte di disagio e sofferenza oppure se è libero e piacevole.

Qual è la causa dei disturbi alimentari?

Non ci sono delle cause specifiche alla base dei disturbi alimentari.

I fattori da tenere in considerazione sono sia ambientali, sia familiari sia psicologici.

  • Ambientali: legati alla cultura di appartenenza e quindi all’attenzione data al corpo e alla forma fisica ma anche a particolari contesti sportivi che oltre all’attenzione per il corpo richiedono e rinforzano il rigore e il controllo.
  • Familiari: riguardano il modo in cui la famiglia di appartenenza inconsapevolmente insegna a relazionarsi con il cibo.
  • Psicologici: legati alla personalità di ognuno e alla predisposizione ad avere una bassa autostima, un eccessivo bisogno di controllare le cose attorno a sé o episodi stressanti o traumatici che possono contribuire a slatentizzare o rafforzare un disturbo alimentare già presente.

Qual è il trattamento dei disturbi alimentari?

Se il disturbo alimentare è severo e la denutrizione o le abbuffate causano dei disturbi all’organismo l’intervento del medico è essenziale. Anche l’intervento di un esperto della nutrizione è importante per imparare a nutrirsi correttamente e raggiungere un peso salutare. Sia nei casi in cui la salute della persona non sia a rischio, sia in sinergia con i professionisti appena citati è fondamentale l’intervento dello psicologo psicoterapeuta.

Qual è il ruolo dello psicologo psicoterapeuta?

Molte persone temono l’idea di iniziare una psicoterapia credendo che la conseguenza, se la terapia funzionerà, sarà quella di rinunciare alla cosa più preziosa che hanno (per alcuni mangiare, per altri la propria magrezza), ma non è così.

Lo scopo della psicoterapia è quello di imparare a volersi bene e sentirsi ok, per poi scegliere liberamente se e quanto mangiare.

Nella psicoterapia l’alimentazione non è centrale. Diventa centrale la persona, la sua storia, le sue paure, i suoi eventi di vita e tutto ciò che contribuito e contribuisce ad impedire alla persona di vivere liberamente, con comodità e naturalezza il suo rapporto con il cibo.

Presso lo Studio Kea di Trieste e di Fiumicello puoi trovare lo psicologo psicoterapeuta più adatto ai tuoi bisogni e alla tua storia di vita.

Dott.ssa Carlotta Cedolin
Psicologa e Psicoterapeuta