Quante volte abbiamo sentito parlare di ginnastica posturale? Quante volte i vostri genitori vi hanno intimato di stare seduti dritti a tavola? Quante volte abbiamo sentito dire che i denti hanno a che fare col mal di schiena?
La postura può essere definita come la posizione che un individuo assume rispetto allo spazio circostante, generalmente in riferimento alle curve della sua colonna vertebrale.
La nostra schiena è composta da tre segmenti, che nel corso dello sviluppo vanno a formare altrettante curve fisiologiche: una lordosi cervicale, una cifosi dorsale ed una seconda lordosi lombare. A queste si associano, ai due estremi, la cifosi del cranio e quella dell’osso sacro. Il provocatorio titolo dell’articolo vuole farci riflettere su come non sia corretto parlare di postura giusta o sbagliata, ma possiamo iniziare facendo una distinzione tra posture equilibrate e non equilibrate. Un’iperlordosi lombare non è di per sé un problema, se ad essa si associa un aumento generalizzato delle curve. Allo stesso modo, un dorso piatto è fisiologico se sopra e sotto trovo una rettificazione delle altre curve. Diverso è se, ad esempio, ad una iperlordosi lombare associo una rettificazione dorsale, che porterà quindi ad uno squilibrio.

Millenni di evoluzione hanno evidenziato la capacità del nostro corpo di adattarsi agli stimoli che riceve, basti pensare a come si modifica un muscolo quando lo alleniamo, o a come camminiamo se delle scarpe ci fanno male ai piedi. Capiamo bene quindi che gli elementi che possono determinare ed influenzare la nostra postura sono innumerevoli.
Lo scopo finale di tutti gli adattamenti è mantenere lo sguardo orizzontale, ed assieme ad esso i canali semicircolari, una delle componenti dell’orecchio interno (quelli responsabili della labirintite, per intenderci). Questi sono i due elementi che ci rendono coscienti della nostra posizione nello spazio e ci permettono di mantenere l’equilibrio. È ben comprensibile quindi che qualsiasi cosa succeda più in basso richieda delle correzioni della posizione della testa (per gli occhi) o della forma della testa stessa (per i canali semicircolari).

Ma l’influenza è ovviamente reciproca, in quanto la forma del cranio è determinata da un’altra componente: l’equilibrio del sistema masticatorio. La masticazione, come qualsiasi altro movimento, è prodotta da muscoli che trasmettono la loro forza ad un’origine ed un’inserzione, modificandone forma e posizione, con lo scopo di far combaciare le arcate dentali superiore ed inferiore. Questi fattori possono influenzare funzioni quali la fonazione e la deglutizione, ma anche altre strutture limitrofe come la gabbia toracica e gli organi che contiene, imponendo più o meno tensione su di esse.
L’ultimo elemento fondamentale per la determinazione della nostra postura è il piede. Così come la mano deve adattarsi all’oggetto che deve prendere, così il piede ha molti ossicini che garantiscono il miglior adattamento possibile al terreno su cui si appoggiano. Camminare sull’asfalto, sulla sabbia o in un bosco richiederà modificazioni diverse, ma anche avere un sassolino nella scarpa ci farà modificare l’appoggio. Posso sfilarmi la scarpa e togliere il sassolino, e riprenderò a camminare normalmente, oppure posso lasciarlo dov’è, e continuare a camminare sul bordo esterno del piede.
Questa seconda ipotesi è quella che spiega le catene di adattamento, ovvero quell’insieme di compensi che ci può portare ad uno squilibrio posturale. Qualsiasi trauma (distorsioni, fratture, chirurgia), in qualsiasi distretto corporeo, può causare un’alterazione di movimento che il nostro organismo cercherà di compensare attraverso le strutture vicine.
Fino a che ogni elemento della catena è libero di muoversi, non avremo bisogno di sovraccaricarne altri. Esistono compensi corretti, ed altri, di origine traumatica, che vanno a scombinare situazioni equilibrate. Se ho una gamba più corta dell’altra, assumo una posizione in torsione del bacino per allungare la gamba corta ed accorciare la gamba lunga, ma se cado sul sedere e blocco l’osso sacro potrei far saltare questo schema. Nel momento in cui esauriamo la capacità di adattamento iniziano a sorgere i primi disturbi, generalmente a partire dalle zone più limitate.

Non esiste la postura universalmente corretta, esiste la postura equilibrata per ognuno di noi, ognuno con il proprio patrimonio genetico e la propria storia di cadute da piccoli, sport, traumi, patologie organiche, interventi chirurgici, età, fattori bio-psico-sociali, ed a questa postura equilibrata dobbiamo mirare.
Dott. Marco Starri
Fisioterapista
Specializzato in tecniche osteopatiche