Cos’è la Disprassia?
La Disprassia va intesa come “disturbo dell’esecuzione di un gesto o azione intenzionale”, ovvero come “difficoltà a rappresentarsi, programmare, coordinare ed eseguire atti motori in serie, deputati e finalizzati a un preciso scopo e obiettivo”.
La Disprassia dello Sviluppo già molti anni fa è stata definita come disturbo dell’integrazione sensoriale, e viene definita nello specifico come una disfunzione del cervello che impedisce l’organizzazione degli stimoli tattili – e qualche volta anche di quelli vestibolari e propriocettivi – che interferisce con la capacità di pianificazione motoria. (Ayres, Il bambino e l’integrazione sensoriale, 2005)
Quali sono i criteri diagnostici della Disprassia?
Nel DSM – IV – TR (APA, 2000) si parla di Disturbo di Sviluppo della Coordinazione. I criteri diagnostici indicati sono:
- A. Le prestazioni nelle attività quotidiane che richiedono coordinazione motoria sono sostanzialmente inferiori rispetto a quanto previsto in base all’età cronologica del soggetto e alla valutazione psicometrica della sua intelligenza. Questo può manifestarsi con un notevole ritardo nel raggiungimento delle tappe motorie fondamentali (per es., camminare, gattonare, star seduti), col far cadere gli oggetti, con goffaggine, con scadenti prestazioni sportive, o con calligrafia deficitaria.
- B. L’anomalia descritta al punto A interferisce in modo significativo con l’apprendimento scolastico o con le attività della vita quotidiana.
- C. L’anomalia non è dovuta ad una condizione medica generale (per es., paralisi cerebrale, emiplegia, o distrofia muscolare) e non soddisfa i criteri per un Disturbo Pervasivo dello Sviluppo.
- D. Se è presente Ritardo Mentale, le difficoltà motorie vanno al di là di quelle di solito associate con esso.
Quanto incide la Disprassia nella Vita Quotidiana del Bambino?
Il bambino con Disprassia ha una scarsa pianificazione motoria, e quindi, quando ad esempio deve imparare un gioco o uno sport, ha bisogno di ripetere numerose volte questa pianificazione, perchè difficilmente gli diventa automatica.
Il bambino con disprassia ha una minore percezione del proprio corpo e delle sue potenzialità, per cui sembrerà poco interessato a nuovi giochi o attività e sembrerà preferire sempre le solite cose.
La sua goffaggine lo può far sembrare disordinato, incline agli incidenti (rovescia le cose, non si accorge di andare a sbattere etc).
Sotto l’aspetto delle Attività di Vita Quotidiana di base possiamo riscontrare difficoltà più o meno importanti:
- nel vestirsi (dritto/ rovescio, avanti/dietro)
- nell’abbottonarsi
- nell’utilizzare le zip
- nell’ allacciarsi le scarpe
- nel sistemare la maglia nei pantaloni
- nell’utilizzare correttamente le posate
- nel versarsi da bere senza rovesciare
- nell’utilizzare lo spazzolino da denti
I bambini con Disprassia, proprio a causa della scarsa percezione corporea e della scarsa capacità di pianificazione, possono riscontrare delle difficoltà nell’utilizzo di strumenti e oggetti anche nella sfera degli apprendimenti:
- utilizzo di matite, pastelli e penne (scarsa fluidità, problemi di pressione etc.)
- tagliare con le forbici
- organizzazione degli spazi grafici
- organizzazione del materiale e degli strumenti di lavoro
- riuscire a stare seduti e concentrati in classe durante le lezioni
Quali possibili trattamenti?
La valutazione del Terapista Occupazionale nei vari contesti di Vita e di Performance del Bambino è un principio fondamentale per il percorso a/ri-abilitativo del bambino.
È fondamentale capire quali sono le priorità per il bambino e per la sua famiglia, quali gli obiettivi e le modalità con cui questi verranno raggiunti.
All’approccio basato sullo sviluppo delle abilità sottostanti (sistemi sensoriali tattili, propriocettivi e vestibolari, abilità di coordinazione, di percezione visiva etc.), è importante affiancare un trattamento che si focalizzi direttamente sulle attività di Vita quotidiana che rappresentano delle sfide per il bambino con Disprassia e per la sua famiglia (vestirsi, mangiare, preparare lo zaino etc.).
Ultimo, ma non per importanza, è l’intervento di supporto rivolto ai genitori e agli insegnanti che permetta loro di capire dove e quali siano le difficoltà del bambino, per cercare di essere il più facilitanti possibile.
Presso lo studio KEA di Trieste e Fiumicello trovate una Terapista Occupazionale ed un’equipe multidisciplinare specializzata per rispondere alle diverse esigenze del bambino e dei suoi genitori.
Dott.ssa Medeossi Valentina
Terapista Occupazionale