Chemobrain – i disturbi cognitivi conseguenti alla diagnosi di tumore

È ormai risaputo che una diagnosi oncologica comporta una serie di cambiamenti sostanziali dal punto di vista fisico e psicologico, sia nei pazienti a cui viene fatta la diagnosi che ai familiari.
Fortunatamente, negli ultimi anni, con l’introduzione e l’utilizzo di terapie per il trattamento dei tumori, l’aspettativa di vita di questi pazienti è aumentata di molto. Questo ha permesso di spostare l’attenzione sulla qualità della vita dei pazienti oncologici.
Uno tra i più frequenti effetti collaterali delle terapie per il trattamento dei tumori è il chemobrain.

Che cos’è il chemobrain?

Con il termine chemobrain si definisce l’insieme dei disturbi cognitivi che i pazienti con diagnosi di tumore riportano in seguito o durante lo svolgimento delle terapie adiuvanti, come ad esempio la chemioterapia (da cui deriva il nome del disturbo), o la terapia ormonale.

• “Faccio fatica a mantenere la concentrazione durante una riunione di lavoro”
• “Mi sono dimenticata l’appuntamento”
• “Come si dice… non mi viene in mente quella parola”
• “Mi sento più rallentata, specialmente quando guido o devo prendere una decisione”

Quelle riportate sono solo alcuni dei disturbi cognitivi ascrivibili al chemobrain che solitamente i pazienti con diagnosi di tumore riportano in seguito allo svolgimento dei trattamenti adiuvanti. Il chemobrain è infatti definito come una sfumata difficoltà di memoria, attenzione, concentrazione e di linguaggio, che colpisce in misura variabile (dal 20% all’80%) delle persone sottoposte a trattamenti adiuvanti.

Qual è il trattamento del chemobrain?

Il chemobrain può essere particolarmente invalidante e precludere la possibilità di ritornare a svolgere le attività che normalmente venivano svolte prima della diagnosi oncologica.
Per tale ragione, inquadrare fin da subito le difficoltà cognitive, gli aspetti emotivi (senso di scarsa efficacia, ansia, depressione) e i possibili fattori legati allo stile di vita (alimentazione, qualità del sonno, attività fisica), risulta essenziale. Procedere con una valutazione neuropsicologica e psico-emotiva è il primo passo per comprendere su quali aspetti andare ad intervenire.
L’intervento può infatti essere indirizzato direttamente a recuperare la funzionalità cognitiva persa, attraverso un percorso specifico per il potenziamento dell’attenzione, della memoria o del linguaggio. Alternativamente, se le difficoltà di natura emotiva (ansia, senso di svalutazione, ecc.) dovessero risultare preponderanti, può essere indicato intraprendere un percorso di sostegno psicologo o di psicoterapia. L’obiettivo è quello di rielaborare gli eventi di vita stressanti e permettere al paziente di trovare delle strategie per fronteggiare adeguatamente il momento di crisi.

Lo studio Kea, attraverso il suo lavoro di équipe, fornisce specifici percorsi di valutazione e potenziamento cognitivo, oltre che di supporto psicologico e di psicoterapia. 

Dr Thomas West
Psicologo
Psicoterapeuta
Specialista in neuropsicologia