Il “no” nei bambini

Spesso i bambini davanti ad una regola o un limite imposto dal genitore tendono a mettersi in contrapposizione con l’adulto, utilizzando di frequente il “no” come risposta a quanto richiesto.

La “fase del no” nei bambini

Verso i 2-3 anni i bambini sono soliti attraversare una fase caratterizzata da frequenti “no!”, rifiuti e ribellioni verso le richieste del genitore. Questa fase, chiamata anche “fase del no“, è una tappa evolutiva fondamentale nella costruzione dell’identità psicologica del bambino. La creazione di una propria identità passa, infatti, anche attraverso l’affermazione della propria individualità: il bambino, prima, dipendeva completamente dal genitore, e i suoi bisogni biologici ed emotivi erano strettamente correlati a quelli dell’adulto (ad esempio la risposta alla fame dipendeva dall’allattamento). Con la maturazione cognitiva, emotiva e motoria, il bambino inizia a comprendere di poter soddisfare alcuni dei suoi bisogni in autonomia. Attraverso il rifiuto e la provocazione, quindi, inizia a costruirsi un’identità psicologica, percependosi come un’entità unica e distaccata da quella dei genitori, con pensieri ed emozioni proprie. Questo processo comincia già dal primo anno di età e continua fino all’adolescenza, ed in alcuni casi fino all’età adulta.

Ad una opposizione, spesso decisa e insistente del/la proprio/a figlio/a, il genitore può sentirsi disorientato. Dovrà infatti affrontare un passaggio da una fase di complicità e disponibilità nello svolgere le richieste e le attività proposte, ad una di netto rifiuto. Inoltre, la mancanza di aderenza alle richieste può scatenare nel genitore un senso di impotenza e frustrazione, in quanto può sentir venir meno la propria “funzione normativa”, cioè la capacità di dare ai propri figli dei limiti. Questa capacità è necessaria per sviluppare una capacità di relazione con l’altro, fondamentale per la vita sociale e relazionale del bambino.

Cosa può fare il genitore davanti ai “no!” del proprio bambino

La funzione del genitore, durante questo periodo, deve essere proprio quella di sostenere e contenere le manifestazioni oppositive del/la figlio/a, cercando, per quanto possibile, di limitare l’opposizione verso le proposte fatte dal bambino.

In questa fase, evolutivamente molto delicata, il bambino ha bisogno di poter esplorare e sperimentarsi, avendo al suo fianco una figura che lo sostenga senza limitare in anticipo la sua voglia di fare esperienze. E’ necessario lasciare che il bambino si costruisca una sua autonomia, anche permettendogli di sbagliare, avendo nel genitore un riferimento sicuro che possa sostenerlo nella sua voglia di sperimentarsi nelle attività. Ad esempio, se il bambino insiste nell’utilizzare un gioco in maniera considerata “impropria” (come dondolarsi sull’altalena appoggiandosi con la pancia invece che col bacino), sarà necessario assecondarlo e collaborare con lui/lei, e nel caso in cui non dovesse riuscire a svolgere quello che voleva fare, aiutarlo e sostenerlo.

Mentre, quando non è possibile svolgere una determinata attività, perché pericolosa o inappropriata, sarà essenziale comunicare al bambino l’impossibilità nello svolgere quanto richiesto, ma allo stesso tempo riconoscendo la sua volontà e comunicando empatia (ad esempio: “So che ora vuoi giocare con le macchinine e ti dispiace smettere, ma adesso la ludoteca chiude e dobbiamo andare via, possiamo continuare a casa se vuoi”).

Infine, possono esserci delle situazioni in cui il bambino sembra non essere più in grado di controllare le proprie azioni o sembra fare fatica a regolarsi. In questi casi sarà necessario che il genitore si dimostri sicuro e determinato nel fornire un contenimento, senza dimostrarsi ostile, ma accogliendo il momento di difficoltà del bambino e rimandando i limiti della situazione.

Avere delle difficoltà a trovare le giuste misure per sé e il/la proprio/a figlio/a è normale, ma se dovessi avere bisogno di un sostengo nella gestione di questa fase o un confronto sulle tue modalità, i nostri psicologi-psicoterapeuti sono disponibili ad ascoltarti e accompagnarti nel percorso più adatto a te e tuo/a figlio/a.

Thomas West
Psicologo
Psicoterapeuta
Specialista in Neuropsicologia