Il trattamento delle cicatrici

Con l’arrivo dell’estate, i corpi si scoprono, ed è normale mostrare qualche centimetro di pelle in più. Ci sono cose che ci piace mostrare, e magari altre meno. Tra queste ultime, possiamo sicuramente annoverare le cicatrici. Siano esse dovute a ferite, traumi o chirurgia, nella maggior parte dei casi le cicatrici possono beneficiare di un trattamento di terapia manuale.

Che cos’è una cicatrice?

Per cicatrice intendiamo una porzione di tessuto che “ripara” una determinata zona. Uso una definizione generica proprio perché può riguardare quasi tutti i tessuti del nostro corpo. Dal muscolo all’intestino, dal cervello alla pelle, qualsiasi processo ripartivo porterà alla formazione di una cicatrice. Il nostro organismo farà in modo che il nuovo tessuto sia il più simile possibile a quello originario. Tuttavia, spesso, le caratteristiche non sono le stesse, soprattutto per quanto riguarda l’elasticità e la capacità di scorrimento rispetto alle strutture circostanti. Per quanto riguarda le cicatrici cutanee, esse si formano quando la ferita coinvolge gli strati più profondi del derma e dell’epidermide.

Le cicatrici patologiche

Nel processo di formazione possono verificarsi delle alterazioni patologiche, che possono portare a cicatrici di tre tipi: ipertrofica, cheloide ed atrofica. Nei primi due casi viene prodotto tessuto in eccesso: spesso ed arrossato se ipertrofico, esuberante, pruriginoso e fibroso se si tratta di un cheloide. La cicatrice atrofica, invece, presenterà una cute più chiara, tesa e sottile, maggiormente soggetta ad infezioni. Ma la conseguenza che maggiormente può causare problemi di natura funzionale è la formazione delle aderenze cicatriziali.

Perché usare la terapia manuale nel trattamento delle cicatrici?

Il trattamento delle cicatrici, soprattutto quelle provocate da un intervento chirurgico, è di fondamentale importanza. Questo vale sia per gli interventi che coinvolgono il sistema muscolo-scheletrico (come una protesi di ginocchio), sia per quelli di chirurgia generale (come un’appendicectomia).
Come abbiamo detto, l’elemento che ci interessa di più, e quello su cui possiamo agire con la terapia manuale, è lo scorrimento rispetto ai tessuti circostanti. Se per un ginocchio, un gomito, un polso, la tensione determinata da una cicatrice rigida limita il movimento in maniera evidente, a livello viscerale il processo può essere più subdolo. Può verificarsi, infatti, la formazione delle cosiddette aderenze cicatriziali. Queste sono delle briglie di tessuto fibroso che possono “intrappolare” strutture immediatamente a contatto con quella che ha subito l’intervento. Di conseguenza, avrò una limitazione di movimento di un organo rispetto ad un altro, o in generale del viscere all’interno della cavità addominale. I sintomi, quindi, saranno a carico dell’organo coinvolto, o del sistema muscolo-scheletrico che fatica ad adattarsi.
La cicatrice ritratta di un cesareo, ad esempio, “bloccando” tutto il pacchetto addominale verso il basso, potrà accentuare una postura in “chiusura” della zona toracica, sfociando in una dorsali o addirittura in problematiche delle spalle. O ancora, un “banale” intervento di asportazione dell’appendice, sezionando il legamento appendico-ovarico, può causare aderenze a questo livello, disturbando il funzionamento dell’ovaio destro, e quindi il ciclo mestruale.
La mobilizzazione delle strutture è quindi di primaria importanza nel trattamento delle cicatrici, a partire dalla terapia manuale. E’ possibile associarvi anche altre tecniche, come la coppettazione o il kinesio-taping: tutte hanno l’obiettivo di prevenire la formazione delle aderenze.

Presso lo Studio Kea, nelle sedi di Trieste e Fiumicello, trovate un fisioterapista osteopata esperto nella valutazione e nel trattamento delle cicatrici, e dei sintomi ad esse correlati.

Dr Marco Starri
Fisioterapista
Osteopata C.O.