Negli ultimi anni, parlando di neonati, si è fatto prepotentemente largo il termine “tummy time”. Ma che cosa si intende per tummy time, e perché è così importante per lo sviluppo psicomotorio del bambino?
Che cos’è il tummy time e a che cosa serve?
Tummy time si traduce con “tempo di pancia”, ed è proprio questo: il tempo che facciamo trascorrere al bambino in posizione prona, ovvero a pancia in giù. Il tummy time è infatti uno strumento fondamentale per stimolare lo sviluppo psicomotorio del bambino. Si può utilizzare dai primi momenti di vita fino al raggiungimento della stazione eretta e della deambulazione. Il corretto sviluppo prevede infatti il passaggio per alcune tappe fondamentali, con competenze progressivamente più complesse, che devono essere adeguate all’età reale del bambino. La funzione fondamentale sarà quella dell’indirizzamento, ovvero rendere le diverse parti del corpo, dal tronco fino ai piedi, capaci di accogliere il carico al fine di raggiungere e mantenere la stazione eretta.
Tummy time: quando, come e quanto?
Il tummy time può iniziare fin dai primi giorni di vita, appoggiando il bambino sul petto dei genitori. Si può passare poi al fasciatoio nei momenti del cambio pannolino. Nei mesi iniziali, sarebbe opportuno far trascorrere al bambino almeno 30 minuti al giorno in posizione prona, suddivisi in blocchi di pochi minuti per volta, a seconda del grado di tolleranza. Si potrà poi posizionare il bambino a terra, dove il bambino inizierà una fase di “esplorazione” più attiva. Nell’arco dei mesi questo lo porterà a sperimentare la posizione seduta e le prime forme di locomozione.
Quali tappe dello sviluppo psicomotorio permette di raggiungere il tummy time?
La posizione prona che il bambino mantiene durante il tummy time è uno degli strumenti fondamentali che il bambino possiede per progredire nel suo sviluppo psicomotorio. Questa gli permetterà, infatti, di rinforzare la muscolatura dorsale, e quindi di sollevare il capo, iniziando l’indirizzamento. Questo consiste, quindi, nel progressivo spostamento caudale (cioè verso il basso) del punto d’appoggio (ovvero di carico). Inizialmente sarà il torace, poi gli arti superiori avanzeranno e l’appoggio sarà a livello dell’ombelico. Questo permetterà di staccare una mano da terra per raggiungere e manipolare gli oggetti. Alcuni passaggi, tra i 6 e gli 8 mesi, saranno ancora ottenuti dalla posizione prona prima di raggiungere la posizione seduta: il decubito laterale stabile (con appoggio sul gomito) e la sedestazione obliqua (con appoggio sulla mano). Grazie all’attivazione addominale, invece, il tummy time permette di sollevare il bacino, raggiungendo quindi la quadrupedia. Spostare il carico, e quindi il baricentro, avanti e indietro farà sperimentare al bambino l’instabilità che diventerà poi requisito per il gattonamento. Da qui, successivamente, raggiungere una superficie elevata con una mano stimolerà il bambino a provare a mettersi in piedi.
Abbiamo visto, quindi, come il tummy time sia importantissimo durante tutto il primo anno di vita, per permettere il corretto sviluppo psicomotorio del bambino. È importante ricordare che ogni bambino ha i suoi tempi ed apprende in maniera diversa, ma soprattutto che è importante fargli fare esperienza il più possibile attiva, di risposta all’ambiente.
Presso Studio Kea sono presenti diversi professionisti (fisioterapista osteopata, neuropsicologo, logopedista) con le competenze necessarie per valutare il grado di sviluppo del bambino dal punto di vista motorio, cognitivo e del linguaggio.
Marco Starri
Fisioterapista – Osteopata C.O.