Che cos’è il mental training o allenamento ideomotorio?
Con il termine mental training o allenamento ideomotorio si intende una tecnica di “allenamento a secco” molto utilizzata dagli psicologi dello sport, che ha l’obiettivo di sviluppare e/o potenziare abilità mentali specifiche per aumentare il rendimento e quindi ottimizzare la prestazione. Questo tipo di tecnica è “un allenamento a secco” in quanto l’atleta non svolge i gesti sul campo di gioco, ma utilizza la visualizzazione per allenarsi. E’ importante allenare anche la parte mentale, in quanto quest’ultima permette all’atleta di ottenere un maggior controllo attivo sui fattori critici connessi alla prestazione e all’allenamento. Prendersi cura della parte mentale è fondamentale per avere una “macchina” che funziona bene, infatti possiamo paragonare l’atleta ad un’automobile dove il fisico è la componente meccanica con motore e telaio, mentre la mente è la centralina che gestisce e coordina tutte le componenti meccaniche, una non può funzionare senza l’altra.
Come si svolge un allenamento mentale?
Nell’allenamento mentale gli stimoli sono di natura diversa, ma il processo è simile all’allenamento atletico, infatti si svolgono delle sedute di allenamento con cadenza regolare (2-3 volte a settimana) secondo un programma concordato con l’atleta e, dove possibile, con il tecnico e/o il fisioterapista. Un buon programma di mental training segue delle fasi precise, che sono:
- raccolta dei dati e il disegno del profilo della prestazione: in questa fase si scelgono gli obiettivi che si vogliono raggiungere (max 3) e si scelgono le abilità mentali che si vogliono allenare (max 5), si ripercorrono assieme all’atleta tutte le fasi della prestazione, individuando tutti i fattori critici presenti in essa e quali abilità mentali sono coinvolte;
- misurazione del livello iniziale della abilità mentali: in questa fase attraverso strumenti specifici si crea la base line, che servirà poi per valutare e monitorare gli effetti del mental training;
- allenamento a secco: l’allenamento si svolge in un contesto isolato dall’allenamento atletico e dall’ambiente della prestazione, l’atleta viene guidato attraverso una prima fase di rilassamento psicofisico, successivamente l’atleta inizierà a visualizzare l’oggetto della visualizzazione, ovvero un gesto atletico completo (ad esempio un tuffo) oppure si concentrerà su un particolare del gesto (ad esempio l’estensione delle punte dei piedi in fase di avvitamento). Durante questa fase l’atleta dovrà prestare particolare attenzione alle sensazioni fisiche che sperimenta durante la visualizzazione del gesto;
- applicazione dell’abilità durante l’allenamento atletico e in gara: questa è la fase più complessa, in cui l’atleta deve recuperare le sensazioni provate durante il mental training e attivarle in contesto di allenamento e successivamente durante la gara. In questa fase l’atleta perfezionare il controllo sul livello di attivazione e raggiungere quella ottimale in tempi sempre più veloci e in condizioni più o meno stressanti;
- re-test, valutazione di efficacia e di efficienza e di monitoraggio degli apprendimenti: in questa fase si valutano gli effetti dell’allenamento, si ripropongono gli strumenti di valutazione utilizzati nella prima fase e si confrontano i risultati con quelli della baseline, in questo modo si evidenziano i punti di forza e le criticità dell’atleta, fornendo una guida per gli allenamenti futuri.
La durata dipende dal punto di partenza dell’atleta, dalla sua capacità collaborativa e soprattutto dal suo impegno nel seguire il programma di allenamento assegnatoli. Dopo ogni seduta psicologo e atleta si confrontano sull’andamento dell’allenamento analizzando le criticità riscontrate, ogni programma viene creato ad hoc per l’atleta e, come un vestito su misura, viene ricalibrato e riadattato, finché non si trova quello ottimale.
Perché l’allenamento ideomotorio funziona?

Studi di neuroimaging hanno evidenziato come l’immaginazione di un movimento determina l’attivazione di aree cerebrali e vie nervose che sono implicate nello svolgimento reale dell’azione. A livello fisico si assiste al cosiddetto “effetto Carpenter”, ovvero l’immaginare un movimento determina una stimolazione molto lieve anche a livello muscolare. La ripetizione mentale del gesto permette all’atleta di fissare meglio in memoria non solo la sequenza motoria, ma anche le sensazioni cinestesiche ad essa connesse.
Chi può praticare il mental training?
Il mental traning è una tecnica che può essere utilizzata da chiunque a qualsiasi età, si utilizza in diversi ambiti:
- sportivo, per migliorare un gesto atletico, prima dell’esecuzione del gesto e nel recupero post infortunio;
- musicale, molti musicisti utilizzano le tecniche di allenamento ideomotorio per migliorare la loro velocità, precisione di esecuzione e per aiutare l’apprendimento di passaggi particolarmente complessi;
- riabilitativo, l’immaginare di compiere un’azione può essere un valido supporto nelle diverse fasi riabilitative post infortunio.
Presso lo studio KEA troverai uno psicologo dello sport specializzato in tecniche di allenamento ideomotorio e costruzione di programmi di allenamento personalizzati.
Dott.ssa Stefania Maraspin
Psicologa e mental coach