Cos’è l’Ansia?
L’ansia è uno stato psichico che si manifesta attraverso determinate sensazioni fisiche come ad esempio: tensione muscolare, aumento della frequenza cardiaca, sudorazione, tremore, vampate di calore, mal di stomaco, sensazione di soffocamento, nausea, diarrea.
Quando l’Ansia è utile?
Per spiegare la differenza fra ansia funzionale e disfunzionale è utile utilizzare il concetto di finestra di tolleranza che definisce e mostra quell’intervallo di attivazione del Sistema Nervoso Autonomo all’interno del quale il soggetto è in grado di attingere pienamente alle proprie risorse e padroneggiare la situazione.
L’ansia funzionale corrisponde ad un’attivazione moderata, che rimane all’interno della finestra di tolleranza. In questi casi funge da campanello d’allarme con lo scopo di proteggere il nostro organismo da una minaccia o da un pericolo. Spesso infatti dobbiamo affrontare situazioni attraverso reazioni immediate. Tali reazioni implicano risposte fisiologiche che coinvolgono il cervello, il Sistema Nervoso Autonomo, nelle sue componenti simpatico e parasimpatico, e tutti gli organi da questo governati. In questi casi l’attivazione che sperimentiamo è utile in quanto ci permette di fronteggiare meglio la situazione. Ad esempio, di spegnere velocemente il fuoco se stiamo bruciando una pietanza, di evitare un ostacolo che giunge improvviso lungo la strada o di rispondere con prontezza alle domande che ci vengono poste durante un esame.
Quando l’Ansia diventa disfunzionale?
I problemi nascono nel momento in cui non riusciamo a spegnere le nostre reazioni corporee e mentali di fronte a una minaccia o ad uno stimolo ansiogeno che non è più presente né imminente, così che la risposta, da adattiva, si trasforma in cronica o eccessiva superando la soglia di tolleranza.
Questo meccanismo, reiterato nel tempo, porta ad una riduzione della finestra di tolleranza come accade anche in specifici disturbi quali ansia generalizzata, fobie, attacchi di panico, disturbo ossessivo compulsivo o disturbo post traumatico da stress. In questi casi nella persona si genera una risposta di iper o ipo-attivazione, persistente e inadeguata rispetto al contesto che può provocare una sofferenza molto elevata (ad esempio panico, crisi di pianto o eccessiva stanchezza, apatia).
Oltre alla sintomatologia fisica viene a generarsi un circolo vizioso mantenuto da determinati processi cognitivi. Spesso infatti la persona vive costantemente sotto una valutazione severa, che si manifesta sotto forma di un dialogo interno svalutante che la fa continuamente dubitare e preoccupare. Inoltre, mette in atto la cosiddetta anticipazione del negativo con cui prevede la non riuscita e l’esagerazione grandiosa delle difficoltà e percepisce il risultato negativo come il più probabile a realizzarsi. Il soggetto ha la sensazione di non avere capacità di reazione, intenzionalità ed efficacia di reagire.
Come trattare l’Ansia
La convinzione sperimentata è: “non c’è possibilità di soluzione dei problemi, non c’è via d’uscita”.
Tale atteggiamento rende più frequente gli insuccessi reali che divengono la prova dell’impossibilità di riuscire, rinforzando l’ansia nelle situazioni successive.
Come conseguenza, la risposta più comune che viene messa in atto è l’evitamento delle situazioni che fanno paura. Tuttavia, il sollievo che si ricava dall’evitare gli stimoli stressanti è solo temporaneo e finisce per incrementare il senso di sfiducia personale, rimuginio e paura così che l’evento temuto appare sempre più impossibile da fronteggiare.
Molto spesso le persone che soffrono di disturbi d’ansia sono concentrate sulla percezione somatica del sintomo che preoccupa e domina l’attenzione per cui l’unico desiderio è liberarsene. Chi giunge a chiedere aiuto capita che abbia già consultato senza successo medici e specialisti e arrivi al consulto di uno psicoterapeuta come “ultima spiaggia”.
Al contrario, etichettare frettolosamente la sintomatologia presentata come un disturbo psicologico rischia di ritardare la scoperta di una possibile causa organica. Per questo motivo un sintomo ansioso richiede un’accurata indagine anamnestica con il coinvolgimento degli opportuni specialisti.
Laddove sia indicato, la consulenza di uno psicologo offre l’opportunità di imparare a gestire i sintomi ansiosi per poter prima di tutto rientrare nella finestra di tolleranza ed attingere alle proprie risorse. A quel punto sarà possibile osservarsi e comprendersi per dare un significato all’ansia che si vive, poterla rielaborare e imparare a fronteggiarla.
Dott.ssa Stefania Marzini, Psicologa Psicoterapeuta
Bibliografia
Siegel, D., (2001). La mente relazionale. Neurobiologia dell’esperienza interpersonale. Milano: Raffaello Cortina
Bianchini, S. (a cura di). (1996). Guida clinica dei disturbi psicologici. Roma: IFREP
Ricardi, F., Brambilla A. (2019). Il disturbo d’ansia: analisi transazionale classica e teoria dell’attaccamento. Neopsiche, 26, 18-24
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