Voce materna: i benefici comunicativo-linguistici

La voce è un canale primario per la comunicazione umana: unica per ogni individuo! Le vocalizzazioni umane risultano più facilmente intellegibili grazie ad alcuni importanti elementi quali la familiarità, la qualità della voce, l’intonazione, il ritmo e la velocità di conversazione. E’ per queste caratteristiche che la voce materna riveste un ruolo fondamentale per i benefici che porta nello sviluppo delle capacità di comunicazione.

Voce materna

Per i bambini una delle più importanti voci, all’interno della loro vita quotidiana, è la voce della propria mamma, che rappresenta uno degli stimoli vocali più salienti e che contribuisce in maniera significativa a diversi aspetti del loro sviluppo.

La familiarità con la voce materna è fondamentale fin dal concepimento. Infatti, tra tutti gli stimoli acustici percepiti durante la gravidanza la voce materna è quello predominante ed è la principale fonte di stimolazione sensoriale. È proprio grazie a quest’esperienza sonora prenatale che i bambini, soprattutto nel primo periodo postnatale, sono in grado di discriminare la voce della propria mamma rispetto a quella di altre donne, tranquillizzandosi e rispondendo positivamente ad essa.

Motherese

Il motherese, o baby talk, è la modalità comunicativa utilizzata da tutti gli adulti del mondo (in particolare le mamme) per rivolgersi ai lattanti.

È caratterizzata da molte ripetizioni, ritmo lento, tonalità acuta, segmentazione più chiara dei confini tra le parole, aumento della qualità espressiva della voce, allungamento e accentuazione delle sillabe garantiti dalla pronuncia scandita del discorso. Si genera, così, una produzione cantilenante che incorpora diverse caratteristiche musicali, tanto da definirlo un linguaggio musicale.

Un’altra peculiarità di questo stile comunicativo è la multimodalità, in quanto alle produzioni verbali del discorso si accompagnano le espressioni facciali e gestuali.

Generalmente è una forma di linguaggio che viene utilizzata quando si parla ai bambini piccoli prelinguistici, quindi fino al secondo o massimo al terzo anno di età, modificando lo stile del parlato a seconda dell’età del bambino e della situazione comunicativa.

L’esposizione al motherese permette di:

  • catturare l’attenzione del bambino;
  • modulare le emozioni dell’infante;
  • instaurare il dialogo genitore-bambino (protoconversazione), in cui entrambi esprimono le proprie intenzioni ed emozioni;
  • promuovere lo sviluppo del linguaggio perchè con l’utilizzo di accenti e pause adeguati, enfatizzando le vocali, le strutture sillabiche, le parole e le frasi, i bambini piccoli imparano ad elaborare i flussi del discorso;
  • sostenere il bambino nell’apprendimento delle regole convenzionali necessarie per formare le parole e combinarle, successivamente, in frasi.

Vista l’importanza che questa forma di linguaggio riveste per i bambini piccoli, risulta fondamentale dialogare in “mammese” in ogni attività della vita quotidiana del bambino (durante l’allattamento, la pappa o il cambio del pannolino), anche quando è lontano, perché può sempre sentire.

Canto materno

Un’altra forma comunicativa che può essere utilizzata dai genitori, oltre al motherese, è il canto, considerato la versione cantata del baby talk.

È una modalità comunicativa preverbale utilizzata nella relazione madre-bambino e spesso sembra essere preferita al motherese nei neonati tra i 6-10 mesi.

Costituisce la prima esperienza musicale vera e propria per il neonato. Include uno svariato repertorio musicale: ninne-nanne, filastrocche e canzoni da gioco, che rappresentano da sempre uno dei primi canali di intrattenimento per i bambini.

Ogni mamma è predisposta universalmente a cantare ai propri figli mentre si prende cura di loro, ma “cosa”, “come” e “quando” variano a seconda della cultura di appartenenza, poiché il canto è una forma di educazione musicale e in quanto tale è influenzato da precisi valori socioculturali.

Il modo in cui la mamma canta al bambino è del tutto particolare e diverso da qualsiasi altro contesto musicale, generando degli spettacoli multimodali caratterizzati da:

  • un tono della voce più alto;
  • un tempo più lento;
  • elevata emotività ed espressività della voce;
  • gesti ed espressioni facciali realizzati in un contesto viso a viso (importante per stimolare l’imitazione nel bambino).

Un elemento fondamentale nelle performance canore materne è il sorriso, poiché non solo aggiunge interesse visivo alle vocalizzazioni materne, ma permette anche che esse suonino più felici.

Il canto (a differenza del baby talk) si caratterizza per una maggiore stabilità del messaggio sonoro nel tempo, infatti la consueta ripetizione di una melodia ai bambini rende il canto molto simile ad un rito e può stimolare una sorta di “memoria motoria”, che viene messa in atto perché fondamentale per facilitare la comunicazione preverbale.

Il canto materno viene prodotto con finalità diverse a seconda dei presunti bisogni del bambino:

  • regola le emozioni di mamma e figlio;
  • stimola lo sviluppo di determinate abilità cognitive.

Le madri cantando svolgono, perciò, il ruolo di “mentori canore”: enfatizzano la struttura temporale delle canzoni rimarcando i confini della frase con pause o allungamento finale delle parole; pongono l’accento sull’intonazione delle canzoni, cantando con maggiore intensità i toni acuti rispetto a quelli gravi. Pertanto, sebbene i genitori cantino ai bambini per giocare e trasmettere conforto, gioia e tranquillità, con le loro esibizioni sottolineano la struttura temporale e melodica della musica, gettando le basi per un viaggio musicale che dura per tutta la vita.

Riassumendo…

La voce materna rappresenta una fonte di sicurezza e di stimolazione per gli infanti, instaurando la comunicazione tra mamma e figlio (garantita dal loro legame) e portando benefici allo sviluppo sociale, emotivo e cognitivo dei bambini.

Nel linguaggio materno è insita una naturale musicalità comunicativa, che ha promosso il passaggio delle informazioni linguistiche attraverso le modalità relazionali affettive tra la mamma e il bambino. Queste connotazioni prosodiche, acustiche e musicali costituiscono la base vitale su cui poggerà sia lo sviluppo del linguaggio sia delle abilità interpersonali. Quindi è grazie all’universo sonoro, costituito anche dalla voce materna, che il piccolo percepisce i suoni in un setting ideale per la sedimentazione delle future azioni comunicative.

Riferimenti bibliografici:

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